Il ruolo dell’idrogeno nel P.N.R.R. italiano

Al fine di poter inquadrare nel contesto nazionale, comunitario ed internazionale il ruolo riservato all’idrogeno dalle scelte politiche nel futuro assetto sociale ed economico nazionale incastonato nel più ampio quadro globale ed al fine di poter dare seguito ad un chiaro ed esaustivo piano e programma di ricerca, sviluppo e realizzazione di infrastrutture per l’adozione di massa del vettore energetico occorre far rifermento ad un imponente quadro normativo e tecnico di carattere multidisciplinare.

All’idrogeno è stato riservato un ruolo strategico di alto livello nel percorso di decarbonizzazione in seno al Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Italiano e nell’Agenda Ambientale dell’Unione Europea, generando nell’opinione pubblica aspettative che spesso non corrispondono allo stato attuale dei risultati ottenuti sia a livello sperimentale, industriale e commerciale in Italia e nel mondo.

Nelle linee guida preliminari definite nella Strategia Nazionale per Idrogeno, a cui sono affiancate azioni congiunte del Ministro dello Sviluppo Economico e delle Attività Produttive, oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili e del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che, è diventato protagonista nel settore energetico avendo acquisito le competenze legate all’energia, si definiscono ambiziosi e stringenti obiettivi al 2030 che puntano al 2 % di penetrazione dell’idrogeno nella domanda di energia finale attraverso investimenti fino a 10 Mld di € di cui il 50 % da fondi ad hoc, da cui sono esclusi gli investimenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

In questo quadro le linee guida preliminari prevedono 8 Mln di tonnellate in meno di CO2 equivalenti, un P.I.L. aggiuntivo di 27 Mld di €, la creazione di oltre 200.000 posti di lavoro temporanei e fino a 10.000 posti fissi a fronte di 5 GW di capacità per la produzione di idrogeno da elettrolisi.

Nel contesto comunitario europeo, da cui derivano le linee preliminari sull’idrogeno adottate dal governo italiano, sono stati delineati concreti impegni nell’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030) e dell’Accordo di Parigi (COP21), che hanno stabilito l’intento di contrastare l’aumento della temperatura globale.

In linea con tali accordi, l’Unione Europea ha fissato obiettivi di breve e di lungo termine, con il Pacchetto Energia Pulita del 2016, finalizzato ad ottenere entro il 2030 la riduzione del 40% delle emissioni di CO2 rispetto al 1990, con massicci investimenti nell’efficienza energetica attraverso energiche azioni destinate alla transizione energetica verso le fonti rinnovabili.

Con il Green Deal europeo, si definiscono obiettivi ambiziosi di matrice “ideologica” che impongono agli Stati membri di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

In questo contesto, nel luglio 2020 è stato stabilito che l’idrogeno avrà un ruolo primario nella transizione ecologica, prevedendo la sua crescita nel mix delle fonti energetiche dall’attuale quota inferiore al 2 % al 13 – 14 % entro il 2050, con una capacità sottostante di elettrolisi di ben 500 GW.

Alcuni degli Stati Membri come Francia, Germania, Portogallo, Spagna e Paesi Bassi stanno dando attuazione alla strategia dell’Unione Europea con piani e programmi all’interno dei quali sono stati definiti obiettivi al di sopra del target fissato dall’Unione Europea attraverso l’individuazione dei settori più rilevanti, come l’industria ed i trasporti, in cui si prevede che l’idrogeno sarà il vettore su cui basare le future azioni legislative atte a garantire, attraverso ingenti investimenti nelle infrastrutture, una rapida transizione della mobilità e dell’industria.

Il governo Italiano ha definito le linee di indirizzo per la decarbonizzazione all’interno della Strategia Energetica Nazionale del 2017 e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima P.N.I.E.C. del 2019, entrambe recepiscono quanto definito dal Pacchetto Energia Pulita dell’U.E. ed al Green Deal europeo.

A seguito della crisi epidemica mondiale, per sua natura annoverabile ad uno shock simmetrico, è stato istituito il fondo per le future generazioni denominato “Next Generation E.U.” con il quale l’Unione Europea, a fronte delle importanti risorse economiche messe a disposizione, ha dato seguito ad un massiccio programma di investimenti e riforme per l’adozione dei singoli Piani di Ripresa e Resilienza Nazionali approvati ed adottati dalla stessa.

I costi dell’ingente programma N.G.E.U. sono, nonostante la narrazione del mainstream, per la propria interezza, a carico degli Stati membri i quali contribuiranno alla restituzione per la maggior parte in comode rate trentennale (dal 01 gennaio 2027 al 31 dicembre 2056) e solo per una quota minore a valere sul bilancio comune dell’Unione Europea che, ricordo, non è dotato di risorse proprie, ma bensì si mantiene grazie ai contributi ripartiti in quota elargiti dagli Stati membri.

All’Italia è destinato il pacchetto di maggioranza dei fondi del Next Generation E.U. che, per la quota riguardante i prestiti, corrispondenti ad un ammontare pari a 122,60 Mld di €, il tasso di interesse non è stato ancora reso pubblico dalla Commissione Europea.

Sulla quota riservata ai prestiti all’Italia si aggiungono altre n.° 6 nazioni tra le quali la Grecia con 12,72 Mld di €, la Polonia con 12,10 Mld di €, la Romania con 15,00 Mld di €, il Portogallo con 2,69 Mld di €, la Slovenia con 0,71 Mld di € e Cipro con 0,20 Mld di €, cifre che appaiono irrisorie rispetto a quanto è stato riservato alla nostra nazione.

Tutte le altre n.° 18 nazioni membri del processo unionista europeo hanno scelto di usufruire della sola parte a debito comune come definita erroneamente dai media italiani “a fondo perduto” o come più propriamente definito dall’U.E. “sovvenzione”.

Come si può evidenziare nella successiva tabella n.° 1 alla nostra nazione è riservata una quota ingente dei fondi stanziati dal Next Generation E.U. che corrispondono al 73,85 % per quanto riguarda la quota relativa ai prestiti ed al 21,30 % per le sovvenzioni, in quest’ultimo caso, seconda di poco solo alla Spagna, a cui è riservato il 21,40 %.

Appare evidente che l’Italia dal 01 gennaio 2027 per il trentennio successivo sarà sottoposta ad un massiccio processo di trasferimento di risorse economiche che ne limiteranno la capacità di spesa già oggi messa a dura prova dai circa 70 Mld di € di interessi passivi che ogni anno paghiamo sul debito pubblico.

In tale contesto si rischierà di dover tagliare servizi essenziali quali pensioni e sanità in primis e si paventa il serio rischio di portare la nostra nazione al “default”.

Tabella n.° 1 - risorse economiche del Next Generation E.U. assegnate ad ogni singola Nazione/Stato membro ripartite per tipologia “prestiti”, “sovvenzioni” e “totale” e relative incidenze percentuali
Tabella n.° 1 – risorse economiche del Next Generation E.U. assegnate ad ogni singola Nazione/Stato membro ripartite per tipologia “prestiti”, “sovvenzioni” e “totale” e relative incidenze percentuali
Grafico n.° 1 – confronto di sintesi delle risorse economiche del Next Generation E.U. assegnate ad ogni singola Nazione/Stato membro ripartite per tipologia “prestiti “e “sovvenzioni”
Grafico n.° 1 – confronto di sintesi delle risorse economiche del Next Generation E.U. assegnate ad ogni singola Nazione/Stato membro ripartite per tipologia “prestiti “e “sovvenzioni”

La Commissione europea dopo l’approvazione dei singoli Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza provvede a dare seguito, in funzione degli obiettivi raggiunti, ben definiti cronologicamente, ad elargire le tranche economiche del fondo N.G. E.U., in realizzazione agli interventi ed alle riforme in programma adottati, successivamente al puntuale controllo e monitoraggio dello stato di attuazione dei singoli piani nazionali.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza redatto dal governo italiano non è in realtà un piano, ma una serie di indicazioni su temi a cui sono stati assegnati dei fondi.

Un piano prevede degli investimenti su precisi interventi “strutturali e non strutturali” e non mere indicazioni generiche su potenziali settori di investimento.

Inoltre, un piano opera in sinergia con il processo riformatore tracciando un chiaro percorso di interventi puntuali mirati al raggiungimento degli obiettivi definiti dallo stesso che ne prevede il l’attuazione ed il monitoraggio.

La dotazione economica complessiva del P.N.R.R. italiano si compone quindi dei fondi del “Next Generation E.U.” pari a 191,5 Mld di €, come si evidenzia nella successiva immagine n.° 1, di cui 122,60 Mld di € di prestiti e 68,88 Mld di € di sovvenzioni (vedi tabella n.° 1 e grafico n.° 1), ma non solo.

Immagine n.° 1 - allocazione delle risorse economiche del solo fondo N.G. E.U. alle n.° 6 Missioni del P.N.R.R.
Immagine n.° 1 – allocazione delle risorse economiche del solo fondo N.G. E.U. alle n.° 6 Missioni del P.N.R.R.

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il governo Italiano ha affiancato al “Next Generation E.U.” i fondi comunitari del “React E.U.” ed ha istituito un fondo nazionale di risorse proprie definito “fondo complementare”.

Ai fondi dell’Unione Europea del N.G. E.U. si sono affiancati i fondi del “React E.U.” per un totale di 13,00 Mld di € ed il “fondo nazionale complementare” per un ammontare di 30,60 Mld di € per un totale complessivo di 235,10 Mld di €.

Le scelte dei governi passati erano chiaramente intese a sostenere ed a rafforzare il P.N.R.R. riservando allo stesso ogni risorsa economica aggiuntiva che, come evidente verrà sottratta ad altri piani o programmi di investimento in settori non contemplati nel piano che ricordo è espressione diretta degli obiettivi dettati dall’Unione Europea che spesso non coincidono con le esigenze territoriali, sociali e produttivi dell’Italia.

Grafico n.° 2 - Incidenza dei singoli fondi assegnati al P.N.R.R. italiano
Grafico n.° 2 – Incidenza dei singoli fondi assegnati al P.N.R.R. italiano

Il piano del governo italiano è strutturato in n.° 6 Missioni a loro volta ripartite in Componenti all’interno delle quali sono stati definiti gli Obiettivi divisi in Investimenti e Riforme.

Nella predetta struttura del P.N.R.R. sono stati ripartiti gli investimenti da attuare entro il 31 dicembre 2026.

Tabella n.° 2 - Riepilogo ripartizione missioni e componenti ed allocazione ed incidenza percentuale dei fondi assegnati al P.N.R.R. italiano
Tabella n.° 2 – Riepilogo ripartizione missioni e componenti ed allocazione ed incidenza percentuale dei fondi assegnati al P.N.R.R. italiano

Nella Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, a cui sono riservati 59,46 Mld di €, alla Componente 2 si definiscono gli investimenti per “l’energia rinnovabile, l’idrogeno, la rete ed alla mobilità sostenibile”, a cui sono stati assegnati 23,78 Mld di €.

Immagine n.° 2 - quadro riepilogativo delle n.° 4 Componenti e delle risorse economiche assegnate del solo fondo N.G. E.U. alla Missione 2 del P.N.R.R. italiano
Immagine n.° 2 – quadro riepilogativo delle n.° 4 Componenti e delle risorse economiche assegnate del solo fondo N.G. E.U. alla Missione 2 del P.N.R.R. italiano
Immagine n.° 3 - obiettivi di carattere generale riguardanti la Missione 2 Componete 2 del P.N.R.R. italiano
Immagine n.° 3 – obiettivi di carattere generale riguardanti la Missione 2 Componete 2 del P.N.R.R. italiano

Come si evidenzia nella successiva tabella n.° 3 che riassume il quadro economico della M2C2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, su cui sono state elaborate le incidenze percentuali di ogni singolo “Ambito di intervento/Misura” sul totale del comparto e della missione, al terzo ambito che riguarda la promozione dell’idrogeno sono assegnati solo 3,19 MLD € su un totale di 23,78 Mld di €, corrispondente al 13,41 % dei fondi assegnati al Comparto 2 della Missione 2.

Tabella n.° 3 - Ripartizione in seno alla missione 2 componente 2 e degli Ambiti di intervento/Misure in Investimenti e Riforme del P.N.R.R. italiano
Tabella n.° 3 – Ripartizione in seno alla missione 2 componente 2 e degli Ambiti di intervento/Misure in Investimenti e Riforme del P.N.R.R. italiano

Da quanto esposto si evidenzia che nel piano occorre dare priorità alle attività di “Ricerca e Sviluppo” che devono esplicitarsi nella sinergia con le industrie a cui occorre dare un serio sostegno finalizzando ogni investimento nel sostenere il passaggio delle conoscenze derivanti dalla “R&S” e nel realizzare le infrastrutture di supporto all’industrializzazione dei processi che sottendono l’auspicata transizione energetica in cui l’idrogeno deve giocare un importante ruolo.

Solo con tale interazione si potrà dare seguito ad una virtuosa partnership tra pubblico e privato, non finalizzata ai consueti sperperi di denaro pubblico o a ricerche senza seguito che servono solo a sostenere economicamente gli stipendi degli appartati amministrativi e tecnici degli enti di ricerca, ma destinati alla massimizzazione degli investimenti che dovranno impattare positivamente sulle produzioni di nuova generazione e di avanzata tecnologia.

A quanto detto si aggiunge un importante e positiva ripercussione sui territori coinvolti con ricadute economicamente vantaggiose per le popolazioni residenti che saranno inevitabilmente coinvolte dalle nuove produzioni e che genereranno valore aggiunto economico, culturale e sociale.