PIANO MATTEI

Dall’insediamento del governo Meloni, avvenuto il 22 ottobre 2022, i media nazionali si sono concentrati sul commentare il Piano Mattei, senza attendere l’esplicitazione dei contenuti da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2023 è stato adottato il provvedimento recante le “Disposizioni urgenti per il Piano Mattei per lo sviluppo in Stati del Continente africano” a cui è seguita, nel corso del Consiglio dei Ministri del 5 dicembre 2023, su proposta del Ministro degli Affari Esteri, la nomina dell’ambasciatore Fabrizio Saggio, quale consigliere diplomatico del Presidente e, ai sensi dell’art. 4 comma 3 del D.L. 161/23, è stato designato come coordinatore della Struttura di missione, ad oggi ancora in fase di costituzione.

Nel corso della seduta del 10 gennaio 2024 l’Aula della Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge di conversione del D.L. n.° 161/2023, approvato con modificazioni dal Senato della Repubblica il 19 dicembre 2023.

Come evidenziato dal Governo nella relazione illustrativa allegata al disegno di legge di conversione, il Piano persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza.

L’articolo 1, del D.L. 161/23, stabilisce che la collaborazione dell’Italia con i Paesi africani è attuata in conformità con il Piano strategico Mattei, di durata quadriennale ed aggiornabile anche antecedentemente la scadenza.

Il medesimo articolo individua ambiti di intervento e priorità di azione del Piano, prevedendo che venga adottato con decreto del Presidente del Consiglio, previo parere delle Commissioni parlamentari.

L’articolo 2 istituisce la Cabina di regia per la definizione e l’attuazione del Piano di cui fanno parte oltre al Presidente del Consiglio dei Ministri, che ne presiede le attività con le funzioni di “indirizzo e coordinamento”, anche il Ministro degli affari esteri e della Cooperazione Internazionale, con funzioni di Vicepresidente, da altri Ministri, dal presidente della Conferenza delle regioni e province autonome e da rappresentanti di agenzie e società pubbliche che operano nel settore.

Fanno parte della Cabina di regia anche rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica ed università, oltre che esponenti della società civile e del terzo settore, individuati con decreto del Presidente del Consiglio.

I compiti della Cabina di regia sono:

  • coordinare le attività di collaborazione tra Italia e Stati africani svolte, nell’ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche;
  • promuovere gli incontri tra rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane con lo scopo di agevolare le collaborazioni a livello territoriale e promuovere le attività di sviluppo (previsione aggiunta in sede referente);
  • finalizzare il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti;
  • monitorare l’attuazione del piano, anche ai fini del suo aggiornamento;
  • approvare la relazione annuale al Parlamento che la Presidenza del Consiglio dei Ministri deve trasmettere entro il 30 giugno di ogni anno;
  • promuovere il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato;
  • promuovere iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’UE e da organizzazioni internazionali;
  • coordinare le iniziative di comunicazione relative all’attuazione del Piano.

Al fine quindi di supportare le attività connesse al Piano Mattei e i lavori della Cabina di regia, con l’articolo 4 è stata istituita, a decorrere dal 1 dicembre 2023, un’apposita struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, individuandone la composizione e le funzioni alla stessa attribuite.

Le voci, anche dopo l’adozione del Decreto Legge, poc’anzi citato, si sono comunque rincorse ancora più pressanti fino al 29 gennaio 2024, data nella quale si sono riuniti a Roma gran parte delle nazioni africane, i vertici dell’Unione europea, le istituzioni internazionali, su iniziativa del governo italiano e, per volontà del Presidente del Consiglio, nell’Aula del Senato della Repubblica, per il “vertice Italia – Africa”.

Per la prima volta la Conferenza “Italia – Africa”, che in passato si è sempre tenuta a livello ministeriale, è stata elevata a Vertice con la partecipazione dei Capi di Stato e di Governo al fine di ribadire la centralità e la rilevanza che l’Italia attribuisce al rapporto con le Nazioni africane.

Inoltre, al vertice hanno partecipato anche le Istituzioni europee Ursula von der Leyen, Charles Michel, Roberta Metsola, il presidente di turno dell’Unione Africana, Azali Assoumani, ed il Presidente della Commissione Moussa Faki, che quest’anno è entrata a far parte del G20, quest’ultimo rappresentato dal Vicesegretario generale.

Tra i rappresentanti delle istituzioni poc’anzi citati erano presenti anche i vertici delle Organizzazioni internazionali, delle Istituzioni finanziarie e delle Banche Multilaterali di Sviluppo.

Il Vertice, a cui erano presenti 46 Paesi africani, 13 Capi di Stato, 9 Capi di Governo, 5 Vicepresidenti, 9 Ministri, 2 Viceministri e più di 25 Organizzazioni internazionali, è stato il primo appuntamento internazionale che l’Italia ospita da quando ha assunto la Presidenza del G7 ed è il frutto di una scelta di politica estera estremamente dettagliata, che porterà a riservare all’Africa un posto d’onore nell’agenda della Presidenza italiana.

L’obbiettivo dichiarato dal Presidente del Consiglio dei Ministri è di breve, medio e lungo periodo ed è finalizzato a dimostrare che il governo italiano e le istituzioni europee “sono consapevoli di quanto il destino dei nostri due continenti, Europa ed Africa, sia interconnesso”.

È stato quindi definito un nuovo approccio nelle relazioni tra i due continenti finalizzato ad una cooperazione “da pari a pari”, avulsa da azioni “predatorie”, avvenute in passato, libera da quell’impostazione “caritatevole” che ha caratterizzato i recenti rapporti dell’Europa con l’Africa.

Nel Vertice “Italia-Africa” il governo italiano quindi pone le fondamenta per la costruzione di un ponte per “crescere insieme” sulla base della straordinaria esperienza vantata dalla nostra nazione definita nell’immediato dopo guerra da Enrico Mattei, fondatore dell’E.N.I., che ha, dopo la sua tragica morte, lasciato a tutti noi l’opportunità di coniugare l’esigenza italiana di rendere sostenibile la crescita della nostra Patria con quella delle Nazioni partner che può avviare una nuova stagione di libertà, di sviluppo, di progresso per i popoli.

L’Africa detiene il 30% delle risorse minerarie del mondo, il 60% delle terre coltivabili ed è il continente più giovane del mondo, il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni.

Sulla base delle enormi potenzialità del Continente africano il governo italiano con il Piano Mattei ha definito un ambizioso programma di interventi concreti a breve, medio e lungo termine finalizzato ad aiutare il continente africano a crescere ed a prosperare.

Il governo italiano ha definito cinque “macro-priorità” di intervento che riguardano “l’istruzione e la formazione, la salute, l’agricoltura, la gestione delle risorse idriche e la produzione di energia”.

Nella fase attuativa iniziale del piano Mattei sono e saranno coinvolte N.° 9 Nazioni africane, individuate nel quadrante subsahariano ed in quello nordafricano.

Successivamente, le iniziative saranno estese progressivamente ad altre Nazioni del continente africano seguendo una logica strutturale ed incrementale definendo piattaforme programmatiche aperte alla condivisione ed alla collaborazione, sia nella fase di definizione che in quella di attuazione dei singoli progetti individuati.

Alcuni dei progetti sono stati declinati dal Presidente del Consiglio dei Ministri in varie conferenze ed incontri istituzionali, iniziando dall’ambito “istruzione e formazione professionale”, con il quale si potranno innescare gli auspicati processi sociali, economici e produttivi propedeutici ad un sano e solido sviluppo per l’intero continente africano.

In Marocco il governo italiano sta lavorando per la realizzazione di un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili.

A quanto detto si aggiunge un complesso programma per rafforzare i legami tra il sistema scolastico italiano e quelli delle Nazioni africane che attraverso la riqualificazione infrastrutturale delle scuole, già attivo fin dal 2024 in Tunisia, si potranno fornire luoghi salubri e sicuri al sistema scolastico.

Inoltre, si provvederà ad attivare un programma di formazione ed aggiornamento attraverso scambi di studenti e insegnanti tra l’Italia e le Nazioni africane.

Il Piano Mattei dedicherà uno specifico capitolo alla salute, al quale il governo italiano rivolgerà, in prima istanza, la propria attenzione alla Costa d’Avorio, dove l’obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari, con un’attenzione particolare ai bambini, alle loro mamme e alle persone più fragili.

Altro settore che il governo italiano ha individuato come intervento prioritario sarà l’agricoltura, visto che l’Africa detiene il 60% delle terre coltivabili, le quali sono spesso purtroppo inutilizzate.

Attualmente il governo italiano è impegnato nel “food security” e nella “food safety” che finalizza ogni sforzo non solo nel garantire cibo per tutti, ma anche cibo di qualità.

È fondamentale in questo ambito che il ruolo della ricerca sia centrale, non per produrre cibo in laboratorio, ma bensì per salvaguardare e tutelare il legame “tra l’uomo e la terra”, garantendo colture sempre più resistenti, tecniche di coltivazione sempre più moderne e capaci di migliorare la qualità e la quantità delle produzioni.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha sottolineato la necessità di saper cogliere le opportunità che ci offrono le tecnologie, in termini di osservazione terrestre e raccolta dei dati per fornire quante più informazioni utili possibili sull’andamento della deforestazione, sugli sprechi dell’acqua, sullo stato di salute delle colture.

In quest’ambito l’Italia intende avviare a breve in Algeria un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico si è già impegnati a costruire un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e favorisca le esportazioni dei prodotti locali.

Inoltre, in Egitto si prevede di sostenere, in un’area a 200 km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione.

A quanto detto si aggiunge la formazione professionale che si aggrega ad un progetto già avviato in Tunisia, finalizzato a potenziare le stazioni di depurazione delle acque destinate ad irrigare un’area di 8.000 Ha, con la contestuale creazione di un centro di formazione dedicato esclusivamente al settore agroalimentare che potrà offrire un contributo fattivo anche per migliorare la gestione e l’accesso all’acqua, risorsa sempre più scarsa la cui mancanza è uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflitti e migrazione.

Su questo fronte occorre evidenziare altri due progetti pilota di cui il primo nella Repubblica del Congo, dove lo Stato italiano si è impegnato nella costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile, mentre il secondo, in Etiopia, dove è stato avviato il recupero ambientale di alcune aree per la realizzazione di interventi di risanamento delle acque, a cui si aggiunge la formazione e il sostegno alle Università locali.

L’ultimo pilastro del Piano Mattei, non certo per importanza, è dedicato al binomio “clima-energia” e alle infrastrutture ad esso collegate.

L’Italia ha tutte le caratteristiche per diventare la piattaforma naturale per l’approvvigionamento energetico per l’intera Europa, utilizzando l’energia come “chiave di sviluppo” per tutte le nazioni coinvolte.

L’interesse che persegue l’Italia è aiutare le Nazioni africane interessate a produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e ad esportare in Europa la parte in eccesso, mettendo insieme due necessità, quella africana di sviluppare la produzione di energia per generare ricchezza e quella europea finalizzata a garantirsi nuovi fonti di approvvigionamento energetico.

Tra le iniziative in questo ambito occorre ricordare quella in Kenya a cui l’Italia ha destinato interventi finalizzati allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere circa 400 mila agricoltori entro il 2027.

Appare evidente che il menzionato scambio potrà funzionare solo attraverso infrastrutture di connessione tra i due Continenti.

In seno alla realizzazione delle infrastrutture da tempo il governo italiano, con l’Unione europea, lavora alacremente a sistema di interconnessione elettrica ELMED tra Italia e Tunisia e, più di recente, al “Corridoio H2 Sud” per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per la nostra penisola.

Il progetto ELMED è un vero e proprio “ponte energetico” tra Italia e Tunisia, che metterà in collegamento due sistemi elettrici, quelli dell’Europa e dell’Africa separati dal medio oceano, il mar Mediterraneo.

Questa ambiziosa infrastruttura di trasporto di energia vede la sinergia e la cooperazione delle due società che gestiscono le reti elettriche delle due Nazioni coinvolte, Terna, per l’Italia e Steg, per la Tunisia.

L’elettrodotto, grazie alla bi-direzionalità dei flussi, garantirà importanti benefici elettrici ed ambientali ad entrambe i Continenti.

L’opera si snoderà tra la stazione elettrica di Partanna, in Sicilia, e quella di Mlaabi, nella penisola tunisina di Capo Bon, per una lunghezza complessiva di circa 230 chilometri, di cui 200 km in cavo sottomarino, con una potenza di 600 MW e una profondità massima, raggiunti lungo il Canale di Sicilia, di circa 800 metri.

Si tratta di un’infrastruttura di programmazione e coordinamento tra gestori di rete di trasmissione elettrica, istituzioni, banche e territorio senza precedenti con l’obiettivo di garantire una maggiore sicurezza, sostenibilità e resilienza nell’approvvigionamento energetico, nonché un aumento degli scambi di elettricità prodotta da fonti rinnovabili.

Per l’opera sono stati condotti accurati studi marini e ambientali che hanno consentito di definire il tracciato migliore a tutela dei fondali e degli ecosistemi esistenti ponendo la sostenibilità come punto cardine del progetto.

Nei pressi dell’esistente stazione elettrica di Partanna Terna realizzerà una la nuova stazione di conversione a Partanna, in provincia di Trapani che avrà una potenza di 600 MW e convertirà la corrente da continua ad alternata.

Il tracciato terrestre, di circa 18 km di lunghezza che partirà dalla stazione elettrica di Partanna, arriverà all’impianto di Terna situato nel Comune di Castelvetrano, per poi immergersi in mare attraversando il Canale di Sicilia per circa 200 km.

Il punto di approdo del cavo elettrico sulla costa tunisina sarà situato nel comune di Kelibia, nella penisola di Capo Bon.

L’infrastruttura percorrerà 6 km per raggiungere la nuova stazione elettrica di Mlaabi (Menzel Temime), sarà realizzata da parte di STEG ed avrà una potenza di 600 MW.

Per la sua rilevanza strategica il progetto ELMED è considerato un collegamento in grado di promuovere l’effettiva integrazione dei sistemi energetici dell’UE e del Nord Africa.

ELMED, quindi, ricopre un ruolo di primo piano anche in favore dello sviluppo di infrastrutture energetiche europee.

Il progetto, infatti, si integra pienamente negli obiettivi del REPowerEU per l’indipendenza energetica dell’Europa dalle fonti fossili provenienti dalla Russia e nella più ampia Strategia Energetica Internazionale dell’Unione europea che promuove lo sviluppo di partenariati.

Il progetto è inserito da Terna nel Piano di Sviluppo della rete di trasmissione nazionale dal 2016, nonché nel TYNDP (Ten Year Network Development Plan) di ENTSO-E.

Dal 2017 ELMED è stato riconosciuto come progetto infrastrutturale transfrontaliero chiave per l’U.E. e, in accordo al Regolamento UE 347/2013, identificato come Progetto di Interesse Comune (P.C.I.) dalla Commissione europea.

L’elettrodotto internazionale potrà fornire un contributo alla sicurezza e alla sostenibilità energetica dei Nazioni dell’UE e nel contempo sviluppare e garantire la produzione sostenibile di energia attraverso le FER (Fonti di Energia Rinnovabile).

Grazie ai suoi rilevanti benefici elettrici, ambientali ed economici ELMED occupa il secondo posto per importanza nella graduatoria delle interconnessioni elettriche del corridoio prioritario nord-sud in Europa occidentale (“NSI West Electricity”).

Per la realizzazione di ELMED è previsto un investimento di circa 850 Mln di euro, di cui oltre 307 Mln di euro saranno finanziati dal Connecting Europe Facility (C.E.F.), il fondo dell’UE destinato allo sviluppo di progetti per il potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie, il quale sarà utilizzato per la prima volta alla realizzazione di un’opera infrastrutturale che coinvolge uno Stato membro ed una Nazione terza.

Come ulteriore testimonianza della sua importanza strategica, la Commissione europea ha destinato al progetto oltre la metà del budget disponibile nel bando del 2022.

La Banca mondiale ha approvato un finanziamento di 268,4 Mln di dollari alla Tunisia per la realizzazione del progetto, in parte destinato per la costruzione della nuova stazione di conversione, inclusa nel perimetro di progetto finanziato dal C.E.F. ed in parte dedicato ad adeguare la rete funzionale all’esercizio dell’interconnessione.

L’accordo quindi, rientra nel quadro del partenariato tra Tunisia e Banca mondiale per il periodo 2023-2027 che si affianca ai fondi C.E.F. e Banca Mondiale, a cui si aggiungono finanziamenti previsti da parte di B.E.I., KfW e BERS.

L’apertura dei cantieri è stimata per il 2024 ed il completamento delle opere per il 2028.

All’infrastruttura ELMED si affiancherà la realizzazione di un idrogenodotto, denominato “Corridoio SoutH2”, di 3.300 km che collegherà anch’esso il Nord Africa, l’Italia per poi, percorrendo tutta la dorsale Appenninica, raggiungere l’Austria e la Germania.

Il progetto per la realizzazione del “Corridoio SudH2”, guidato da Snam, da TAG, da GCA e da Bayernets, che hanno presentato individuali domande per inserire lo stesso nell’elenco dei “Progetti di Interesse Comune” (P.C.I.) ai sensi del regolamento TEN-E della Commissione Europea nel dicembre 2022, consentirà l’approvvigionamento di idrogeno rinnovabile a basso costo prodotto nel Sud Europa e nel Continente africano, ai principali gruppi produttivi europei, prevalentemente siti nel Nord Europa.

Lo sviluppo del “Corridoio SoudH2”, che fa parte della dorsale europea dell’idrogeno, garantirà la sicurezza dell’approvvigionamento del vettore energetico e sarà fondamentale per lo sviluppo del sistema di trasporto sud, con una capacità di importazione dal Nord Africa corrispondente a 4 Mtpa (coppia massima per ampere).

Il corridoio potrebbe fornire oltre il 40% dell’obiettivo di importazione definito nel REPowerEU.

L’iniziativa si incardina nel più ampio scenario di distribuzione ed impiego dell’idrogeno, attraverso utilizzo delle esistenti infrastrutture oggi destinate al trasporto di gas, riconvertite per il trasporto di H2 che saranno integrate con la realizzazione di nuove infrastrutture.

Un’elevata percentuale di condotte riconvertite che si prevede siano maggiori del 70% consentirà un trasporto economicamente vantaggioso, mentre l’accesso a luoghi idonei in Nord Africa per la produzione di idrogeno da FER, prevalentemente solare, permetterà una produzione competitiva di idrogeno, a vantaggio esclusivo degli utenti finali.

Il corridoio ha ottenuto l’approvazione delle istituzioni ed il forte sostegno delle aziende lungo l’intera catena del valore e lungo l’intero percorso dall’Italia attraverso l’Austria alla Germania.

L’idrogeno rinnovabile verrebbe in gran parte prodotto in Nord Africa, per il quale i partner hanno raccolto lettere di sostegno firmate dai produttori che intendono produrre circa 2,5 Mtpa di idrogeno da fonti rinnovabili.

Il corridoio servirà i cluster europei di domanda difficili da convertire dell’Italia, siti ad Augusta, a Taranto e nell’Italia settentrionale, dell’Austria, la Stiria, Vienna e Linz e della Germania, Burghausen e Ingolstadt.

Anche il trasporto della produzione nazionale in ciascuno degli Stati membri sarebbe facilitato attraverso il “Corridoio SoudH2”.

La realizzazione del “Corridoio SoudH2” svolge quindi un ruolo essenziale per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di idrogeno grazie al collegamento agli impianti di stoccaggio lungo il percorso.

Il “Corridoio SoudH2”, che dovrebbe essere pienamente operativo già nel 2030, è costituito dai seguenti singoli progetti candidati come P.C.I.:

  • “Dorsale H2 Italiana” promossa da Snam Rete Gas;
  • “Prontezza H2 del sistema di gasdotti TAG” promosso da Trans Austria Gasleitung GmbH;
  • “H2 Backbone WAG + Penta-West” promosso da Gas Connect Austria GmbH;
  • “HyPipe Bavaria – The Hydrogen Hub” promosso da bayernets GmbH.

Per quanto riguarda il sistema infrastrutturale italiano il progetto è finalizzato allo sviluppo di una dorsale dell’idrogeno che si estenderà dal punto di ingresso in Sicilia fino ai punti di esportazione con Austria e Svizzera, consentendo il trasporto dell’idrogeno prodotto nel Nord Africa e nel Sud Italia verso le principali aree di consumo italiane ed europee, che sono parte integrante della dorsale europea dell’idrogeno (EHB).

La dorsale H2 italiana è composta da circa 2.300 km di gasdotti, di cui il 73% riconvertibili ed il 27% di nuova costruzione e diverse centinaia di MW di stazioni di compressione, che si prevede diventeranno asset dedicati all’idrogeno entro il 2030, con una capacità di importazione di circa 450 GWh/giorno dal Nord Africa.

Questo progetto costituisce un’importante arteria europea di importazione di idrogeno rinnovabile, al servizio dei cluster di domanda italiani e con una capacità di esportare circa 170 GWh/giorno verso l’Austria.

Snam ha ed avrà una sempre più stretta e continuativa collaborazione con i produttori di idrogeno in Nord Africa con l’intenzione di produrre circa 2,5 Mtpa di idrogeno da FER.

Da gennaio 2023 Snam è impegnata attivamente in Nord Africa per la finalizzazione delle partnership con i gestori algerini ed italiani, in tal senso il progetto ha ottenuto il sostegno del Governo italiano con lettere d’intenti firmate dai Ministeri competenti di entrambe le Nazioni.

Il Piano Mattei è quindi il contenitore di progetti e iniziative concrete, capaci di generare un importante ed immediato impatto sul valore aggiunto per le Nazioni nelle quali verranno attuate.

Il 15 marzo scorso si è tenuta la prima riunione della Cabina di Regia in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri, nel suo intervento di apertura, ha delineato le linee strategiche per l’attuazione del Piano Mattei.

Inoltre, il Presidente ha sottolineato la rapidità con cui intende procedere declinando gli obiettivi definiti in seno alla Cabina di Regia e le attività della struttura di missione a supporto della stessa che inizialmente opererà coinvolgendo n.° 9 Nazioni africane (Congo, Tunisia, Algeria, Costa d’Avorio, Kenya, Egitto, Marocco e Mozambico) in cui sono già in essere progetti di cooperazione per la realizzazione degli interventi già definiti da tempo, per poi replicarli in modo progressivo coinvolgendo altre Nazioni per lo sviluppo sostenibile delle stesse.

Il Piano non potrà prescindere dal pieno coinvolgimento di tutto il “Sistema Italia”, a partire dalla Cooperazione allo Sviluppo e dal settore privato che è fondamentale al fine di dare piena attuazione agli obiettivi definiti, donando alle Nazioni africane coinvolte lo straordinario patrimonio di conoscenza, tecnologia e soluzioni innovative di cui si vanta la nostra Nazione.

Il governo italiano intende quindi dare il proprio contributo finalizzato a liberare le energie africane, anche per garantire alle giovani generazioni un diritto che finora è stato negato, in quanto l’Unione Europa si erge a paladino del “diritto a emigrare”, ma che non ha mai dato garanzie sul “diritto a non dover essere costretti a emigrare” e, quindi a non dover recidere le proprie radici, in cerca di una vita migliore sempre più difficile da raggiungere in Europa a rischio della propria vita.

L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata se non si affrontano a monte le cause che spingono i cittadini del continente africano ad abbandonare la propria casa, i propri affetti, la propria Patria.

In tale ambito, il governo italiano dichiara guerra agli schiavisti del Terzo millennio lavorando per offrire ai popoli africani un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale.

Il Piano Mattei risponde quindi alle molteplici criticità evidenziate dal Presidente del Consiglio dei Ministri ed enucleate nel presente articolo contando su una dotazione iniziale di oltre 5,5 Mld di euro, dei quali circa 3 Mld di euro verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa 2,5 Mld di euro miliardi dalle risorse destinate alla Cooperazione ed allo Sviluppo.

In quest’ambito il governo italiano ha operato coinvolgendo le Istituzioni finanziarie internazionali, le Banche Multilaterali di Sviluppo, l’Unione europea ed altri Stati, che già hanno dichiarato la loro disponibilità a sostenere progetti comuni definendo interazioni per creare entro l’anno un nuovo strumento finanziario, insieme a Cassa Depositi e Prestiti, per agevolare gli investimenti del settore privato finalizzato a finanziare i progetti contenuti nel Piano Mattei.

In conclusione appare evidente che i flussi di elettricità ed idrogeno provenienti dall’Africa, derivanti dagli eccessi di energia prodotta da FER e quindi detratti dai fabbisogni locali, come dichiarato più volte dal Presidente del Consiglio dei Ministri, destinati al Nord Europa che percorreranno da Nord a Sud l’Italia, attraverso il sistema infrastrutturale di condotte della dorsale appenninica, dovranno essere in prima istanza desinati a sostenere i processi produttivi industriali e sopperire alle sempre crescenti necessità energetiche della nostra Nazione derivanti anche dagli obiettivi, di matrice ideologica, imposti agli Stati membri dal processo unionista europeo, definiti nel Green New Deal.

L’importo generale definito dal Consiglio dei Ministri, corrispondente a 5,5 Mld riguardante il finanziamento diretto del Piano Mattei, è stato nelle precedenti tabelle ripartito per i 5 macro settori d’intervento (pilastri) e successivamnete distribuito per le 9 nazioni africane coinvolte nella prima fase di attuazione del piano secondo le diciarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Nella seguente tabella si evidenzia l’ipotesi di ripartizione delle risorse ed il potenziale programma economico del Piano Mattei in relazione ai macro-settori (pilastri) ed a seguire le nazioni africane coinvolte in ogni pilastro:

All’interno del macrosettore (pilastro) “Clima, produzione e trasporto di energia” del Piano Mattei riveste un ruolo da protagonista la Tunisia con la quale l’Italia e l’intera U.E. hanno in essere due progetti strategici:

A. Elmed (elettrodotto) di collegamento tra l’Italia ed il continente europeo è finanzianto con 850.000.000 di €, di cui oltre 300 Mln di euro saranno finanziati dal Connecting Europe Facility (C.E.F.), il fondo dell’UE destinato allo sviluppo di progetti per il potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie, il quale sarà utilizzato per la prima volta alla realizzazione di un’opera infrastrutturale che coinvolge uno Stato membro ed una Nazione terza, la Banca Mondiale ha approvato un finanziamento di 268,4 Mln di dollari alla Tunisia per la realizzazione del progetto, in parte destinato per la costruzione della nuova stazione di conversione, inclusa nel perimetro di progetto finanziato dal C.E.F. ed in parte dedicato ad adeguare la rete funzionale all’esercizio dell’interconnessione;

B. Corridoio Sud H2 inserito nell’elenco CIP (Profetti di Interesse Cominune) dell’U.E.

In seno alle attività di ricerca e studio sintetizzate nel presente documento sono stati analizzati i dati e definite relazioni tra le Nazioni convolte nella prima fase del Piano Mattei e tutti gli interventi già finanziati, conclusi o in fase di attuazione, riferiti ai programmi ed alle attività istituzionali dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (A.I.C.S.) istituita della Legge n.° 125 del 2014 di riforma della cooperazione che ha iniziato ad operare nel gennaio del 2016 con l’ambizione di allineare l’Italia ai principali partner europei e internazionali nell’impegno per lo sviluppo.

L’Agenzia è un modello impiegato in tutte le principali Nazioni europee e risponde all’esigenza di una cooperazione più professionale e innovativa, con il necessario grado di flessibilità degli strumenti in uno scenario che è in continuo mutamento.

L’A.C.I.S. ha la sua sede centrale a Roma, una sede a Firenze e 19 sedi all’estero per il monitoraggio, l’implementazione e l’analisi sul terreno delle esigenze di sviluppo delle Nazioni partner.

Il compito dell’Agenzia è quello di svolgere le attività di carattere tecnico-operativo connesse alle fasi di istruttoria, formulazione, finanziamento, gestione e controllo delle iniziative di cooperazione internazionale.

Il Viceministro, Edmondo Cirielli, è il titolare della delega in materia di Cooperazione allo Sviluppo, conferita ai sensi dell’articolo 11 comma 3 della già menzionata Legge, e presiede il Comitato congiunto che approva i progetti e le iniziative per lo Sviluppo Internazionale.

I punti cardine della riforma addotta dalla Legge 125/2014 che definiscono gli obiettivi e gli orizzonti sono parte integrante della politica estera italiana:

  • sradicamento della povertà;
  • riduzione delle disuguaglianze;
  • promozione dei diritti umani e dell’eguaglianza di genere;
  • sostegno alla democrazia liberale;
  • costruzione dello stato di diritto.

Si tratta di un’agenda non “economica” ma di promozione umana. Il tema del futuro è la distribuzione più equa della ricchezza, la garanzia dell’accesso al diritto alla salute e all’istruzione e la sostenibilità ambientale.

Questa è la sfida che la cooperazione vuole proporre e sperimentare, mostrando una nuova forma di “economia della promozione umana” sulla quale far convenire agenti pubblici e privati, unendo cultura, educazione, lavoro, diritti, impresa e comunità secondo il modello europeo e italiano.

È l’aiuto concreto per uomini, donne e bambini che fuggono da guerre e sottosviluppo.

La nuova legge ha l’ambizione di modernizzare la cooperazione italiana attraverso la costruzione di quattro pilastri:

  • il primo pilastro è la “Coerenza delle Politiche Governative”, garantita dal Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (C.I.C.S.), sede istituzionale di confronto a livello di Ministri (dal Ministro dell’Interno a quello dell’Ambiente, dall’ex Ministero dello Sviluppo economico, oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy, al Ministero della Cultura) sulle diverse politiche internazionali del Governo, con lo scopo di aumentarne la compatibilità e la coerenza tra quanto definito dagli obiettivi riferiti ai risultati raggiunti;
  • Il secondo pilastro è l’istituzione di un Viceministro alla Cooperazione con una delega ampia e specifica sulla materia e che avrà sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in caso si trattino questioni riguardanti la cooperazione;
  • Il terzo pilastro è la definizione di “un sistema italiano della cooperazione” che veda il coinvolgimento e l’interazione di nuovi attori del non profit (Fondazioni, Onlus, Finanza etica, diaspore dei migranti etc.) e del settore privato;
  • Il quarto pilastro, incardinato in seno alla nuova Agenzia Italiana per la Cooperazione sotto la vigilanza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (M.A.E.C.I.), è stata dotata di una larga capacità di azione grazie a una personalità giuridica autonoma, un proprio bilancio ed una sua organizzazione.

Tutte le capacità attribuite all’A.I.C.S. dovrebbero consentirle di fungere da vero e proprio hub tra le istituzioni nazionali e locali, il mondo no-profit e quello profit.

La Legge indica quindi gli obiettivi della cooperazione che si declinano nei seguenti punti:

  • sradicamento della povertà;
  • riduzione delle disuguaglianze;
  • affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui, compresa l’uguaglianza di genere e le pari opportunità;
  • prevenzione dei conflitti e nel sostegno ai processi di pacificazione.

Con la Legge 125/2014 si prevede l’adozione di un “Documento Triennale di Programmazione e di Indirizzo della Politica di Cooperazione allo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno.

Sul fronte interno, la politica di Cooperazione contribuisce, anche per il tramite delle comunità di immigrati presenti sul territorio nazionale, alla delineazione di politiche migratorie condivise mentre, sul versante esterno, l’appropriazione (ownership) dei processi di sviluppo da parte delle Nazioni beneficiarie è indicata nella Legge come uno dei presupposti per l’efficacia degli aiuti, che non possono, neppur in forma indiretta, essere utilizzati per finalità militari.

Il provvedimento dispone inoltre, in riferimento al canale multilaterale, il principio di “armonizzazione delle politiche nazionali di cooperazione con quelle dell’Unione europea” mentre, per il partenariato territoriale, riconosce alle Regioni ed agli altri Enti territoriali la possibilità di attuare iniziative di cooperazione allo sviluppo con organismi di analoga rappresentatività territoriale.

Nell’ambito dell’aiuto pubblico allo sviluppo rientrano anche gli interventi di emergenza umanitaria.

Essendo la cooperazione definita come “parte integrante e qualificante della politica estera”, spetterà al Viceministro delegato, coadiuvato dalla Direzione Generale per la Cooperazione del Ministero, il compito di tirare le fila di questo esercizio unitario e coerente.

Le risorse economiche destinate complessivamente dal Governo a politiche di cooperazione, fino a ieri disperse nei diversi capitoli dei Ministeri, saranno facilmente leggibili attraverso l’Allegato al bilancio.

La Legge 125 ha assegnato il ruolo di “Banca italiana per lo sviluppo” a Cassa Depositi e Prestiti, le cui competenze e le conoscenze (knowhow), la rete di alleanze e di rapporti nel mondo delle Istituzioni finanziarie internazionali possono consentire un salto avanti notevole alla Cooperazione Italiana per lo Sviluppo.

La riforma attribuisce inoltre un importante ruolo di indirizzo e controllo al Parlamento e al Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo, organo di discussione e di consultazione che assicurerà la partecipazione di tutti gli attori del Sistema Italia, pubblici e privati, profit e no profit, rafforzando un legame permanente e aperto di confronto tra le parti interessate (stakeholders).

L’articolo 23 della Legge 125/2014 introduce “il sistema italiano della cooperazione internazionale.

I diversi e numerosi attori della nostra Cooperazione, pubblici e privati, sono chiamati a lavorare insieme ed a promuovere azioni più coerenti in seno al Piano Mattei, ideato dal Governo Meloni, con maggiore impatto e maggiore efficacia.

Si tratta di mettere insieme le amministrazioni dello Stato, le Università, i Soggetti della Cooperazione decentrata, il mondo no profit, definito all’art. 26 della Legge 125, dalle Organizzazioni Non Governative (O.N.G.) alle Fondazioni private, dalle Associazioni delle Diaspore al Mondo della Finanza Etica e del Commercio Equo e Solidale, coinvolgendo a pieno le Imprese ed il Mondo del Profit, attori questi ultimi essenziali per la definizione delle nuove linee strategiche e per dare attuazione alla Cooperazione.

Quello di fare Sistema e promuovere la coerenza tra le politiche e le iniziative di cooperazione è uno degli aspetti più importanti della Legge, incardinate nei più concreti interventi definiti dal Presidente del Consiglio dei Ministri nell’innovativo Piano Mattei.

Tutto ciò si concretizza nel più ampio quadro di condivisione di conoscenze, nel trasferimento di tecnologie e nello scambio di informazioni finalizzate a favorire un’azione di rete a livello locale tra i soggetti che operano nelle varie Nazioni grazie agli uomini e alle donne dell’A.I.C.S. presenti sul campo, finalizzando ogni forzo atto a favorire progetti di intervento promossi da Consorzi o in Partnership tra più attori, profit e no profit, per valorizzare accordi, convenzioni, intese tra i soggetti pubblici anche attraverso il ruolo dell’Agenzia Esecutiva Specializzata che l’A.I.C.S. si vede riconosciuto dalla Legge.

Si tratta di un cambio di paradigma importante in termini di rafforzamento della “Coerenza dell’Azione di Cooperazione” e di una sua maggiore rispondenza ai principi internazionali di efficacia.

Un cambiamento che va anche nella direzione di coinvolgere tutte le risorse disponibili per investire nella cooperazione, stimolando l’iterazione tra risorse pubbliche e private per realizzare quell’auspicato aumento del volume finanziario, dagli attuali “billions ai trillions”, per Finanziare lo Sviluppo, necessario per far fronte ai nuovi ed ambiziosi “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”.

L’Italia nel mondo negli ultimi quindici anni, dal 2008 al 2023, secondo i dati pubblici dell’A.I.C.S., ha programmato n.° 716 interventi per la Cooperazione allo Sviluppo per un importo totale impegnato di € 1.179.081.407,29 €, di cui sono stati erogati 641.294.140,42 € e non erogati 537.787.266,87 €, rispettivamente con un’incidenza percentuale pari al 54,39 % ed al 45,61 % sul totale dell’importo impegnato.

Le regioni nel mondo coinvolte dal programma di Cooperazione Italiana per lo Sviluppo sono state n.° 71, di cui n.° 65 Stati e n.° 8 vaste aree che includono varie Nazioni, di cui n.° 4 in Africa.

Del totale degli interventi programmati corrispondente a n.° 716 dal 2008 ad oggi, n.° 594 sono stati finanziati e conclusi, n.° 21 sono in esecuzione e n.° 101 non sono stati finanziati.

Il Continente Africano è stato da sempre oggetto di attenzione da parte dell’Italia ed anche nell’ultimo periodo dal 2008 ad oggi, di cui abbiamo analizzato ed elaborato i dati pubblicati dall’A.I.C.S., ha visto un impegno finanziario imponente rispetto al totale dei finanziamenti corrispondete al 59,56 %, riferito al totale dei fondi impegnati ed al 58,21 % riguardanti i fondi realmente erogati.

Nel resto del mondo le incidenze percentuali sul totale della Cooperazione per lo Sviluppo sono inferiori, sia rispetto ai fondi impegnati che su quelli effettivamente erogati, compresi quelli riguardanti il continente Europeo, rispettivamente pari al 40,44 % ed al 41,79 %.

Nell’ambito delle attività del Governo Italiano per la Cooperazione per lo Sviluppo l’A.I.C.S. il continente Africano ha ricevuto finanziamenti ingenti che in quindici anni, dal 2008 al 2023 per un totale programmato di 702.263.862,92 € è stato erogato un importo totale di 373.312.431,08 €, corrispondente al 53,16 % delle somme impegnate (il totale non erogato corrisponde a 328.951.431,84 €, pari al 46,84 %).

Nella seguente tabella sono stati sintetizzati per Continente i dati riferiti alla Cooperazione Italiana per lo Sviluppo gli importi impegnati, erogati e non erogati ed il numero totale degli interventi, ripartiti in completati, da completare o mai avviati in quanto i fondi non sono mai stati erogati.

Continente totale impegnatototale erogatototale non erogatototale numero interventiinterventi completatiinterventi da completarefondi non erogati
Africa702.263.862,92 €373.312.431,08 €328.951.431,84 €3692932056
America Centrale 4.450.000,00 €1.284.490,00 €3.165.510,00 €2200
Asia221.078.257,40 €124.827.536,83 € 96.250.720,57 €158136022
Europa139.292.516,23 €87.210.071,04 €52.082.445,19 €121106213
Oceania1.000.000,00 €481.700,00 €518.300,00 €1100
Sud America110.996.770,74 €54.177.911,47 €56.818.859,27 €6555010
totale C.I.S.1.179.081.407,29 €641.294.140,42 €537.787.266,87 €71659421101
totale C.I.S.1.179.081.407,29 €641.294.140,42 €537.787.266,87 €71659421101

Il totale degli interventi per un totale programmati per il Continente africano corrisponde ad oggi n.° 372 progetti, di cui n.° 294 interventi sono stati conclusi, n.° 20 non sono conclusi e per n.° 58 progetti i fondi non sono stati erogati.

I progetti di Cooperazione Italiana per lo Sviluppo hanno coinvolto n.° 31 singole Nazioni africane coinvolte in rapporti diretti e di n.° 5 ampie regioni site in vari ambiti territoriali del continente Africano.

S segnala inoltre, che n.° 1 progetto per un importo di 1.3.07.020 €, i cui fondi non sono stati ancora erogati, è destinato agli Stati membri dell’UE 27 è destinato a garantire agli Uffici, alle Vice Direzioni e alla Direzione dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (A.I.C.S.), la necessaria assistenza tecnica, amministrativo-contabile, l’efficace e piena attuazione delle politiche di Cooperazione allo Sviluppo di competenza dell’A.I.C.S., nonché il perseguimento degli interessi pubblici affidati alla sua Missione Istituzionale, anche in previsione di quanto disposto dal D.L. n. 161/2023 (convertito in Legge n.° 2/2024) recante la disciplina della governance del “Piano Mattei”.

Il coinvolgimento dell’A.I.C.S. nella Cabina di Regia del Piano Mattei (art. 2 del DL n.° 161/2023), così come l’esposizione sempre più ampia verso iniziative e fondi promossi e messi a disposizione dalla Commissione Europea e sue delegazioni nei Paesi partner, comporterà nell’immediato futuro, la necessità di rafforzare e supportare la capacità “tecnico-amministrativa dell’Agenzia”, assicurando adeguati standard qualitativi, a fronte di un carico quantitativo costantemente crescente, in tutti gli ambiti e le tipologie di intervento, in linea con i migliori standard nazionali, europei ed internazionali.

In particolare, l’Iniziativa vuole assicurare l’assistenza amministrativa per l’espletamento del Bando 2023 per O.S.C. ed Enti territoriali, l’assistenza tecnica ed il supporto alla gestione delle attività collegate all’attuazione del “Piano Mattei per lo Sviluppo in Paesi del Continente Africano”, nonché a sostegno del Sistema Italiano di Cooperazione allo Sviluppo, oltre al supporto specialistico nell’ambito delle relazioni istituzionali ed attività di comunicazione collegate alle suddette attività, oltre alla capacità di fornire ed elaborare analisi statistiche di qualità.

Nelle successive cartografie, elaborate attraverso processi di aggregazione per ogni singola nazione o regione africana, gli interventi riguardanti al Cooperazione Italiana per lo Sviluppo programmati ed erogati, le incidenze percentuali ed il numero di interventi anch’essi programmati e finanziati riferiti agli ultimi 15 anni dal 2008 al 2023.